L’usura del tempo, nel suo inarrestabile incedere, provoca corrosioni, crepe e screpolature. Così capita anche ai cestini per i rifiuti collocati nel centro di un sorprendente villaggio medioevale, Abbadia San Salvatore, situato sul monte Amiata, nel cuore della Toscana. La verniciatura gialla, nel corso degli anni, si è scrostata e corrosa, lasciando poi spazio a crepe e corrosioni che sembrano immaginari arabeschi: l’occhio della mia fotocamera li ha colti a distanza ravvicinata, per il mio progetto Lacer/actions o Lacer/azioni. Perchè anche le crepe possono assumere un nuovo e diverso significato. Lo scrisse, in una bellissima canzone, un grande artista come Leonard Cohen. E lo dice la tradizione dell’Estremo Oriente. In Giappone si parla di “wabi-sabi“, ossia di come accogliere e valorizzare le imperfezioni, a qualsiasi livello.
Si parla anche, sempre in Giappone, della tecnica del kintsugi consente di trasformare degli oggetti corrosi e con crepe in ‘oggetti preziosi’. Una tecnica che, sul piano umano e psicologico, rappresenta una perfetta metafora del concetto di resilienza, ossia della“capacità di un individuo di affrontare e superare un evento. Un messaggio che, appunto, arriva dal progetto “Lacer/azioni”. Attraverso le crepe (cracks) è possibile vedere qualcosa di nuovo e di sorprendente. Guarda queste immagini:
https://robertoalborghetti.wordpress.com/new-laceractions-the-cracks-gallery/
r.a
